ESISTE UN SOLO MODO PER EVITARE I RISCHI DELLO SMANTELLAMENTO DI ARSENALI CHIMICI: NON PRODURLI

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Si fa un gran parlare in questi giorni delle navi che dalla Siria porteranno nel porto di Gioia Tauro alcuni dei container contenenti i prodotti sequestrati dagli arsenali chimici di Assad e che verranno distrutti in acque non territoriali sotto il controllo delle Nazioni Unite e dell’OPCW. Chiaramente stiamo parlando di prodotti potenzialmente pericolosi anche se, alcuni di essi, non esseno ancora assemblati nell’ordigno finale non sono allo stato attuale niente di più che un normale pesticida. Chiaramente il trasporto avverrà con mezzi ed infrastrutture che, a norma di legge, ne debbono garantire la totale sicurezza, ed il porto di Gioia Tauro è in grado di garantire un adeguato standard di sicurezza per le navi che trasportano materiale chimico anche potenzialmente pericoloso. Un altro punto sul quale occorre fare chiarezza è che questi prodotti non verranno sversati in mare cosi come molti pensano ma verranno portati in acque non territoriali, quindi alla massima distanza da tutte le coste e li fatti reagire in opportuni reattori per trasformali in sostanze meno pericolose senza l’utilizzo di acqua di mare.  Nemmeno i prodotti finali verranno versati in mare ma, una volta riportati a terra, dovranno seguire le  procedure di smaltimento previste dalle vigenti normative ambientali. E’ chiaro che tutta l’operazione può comportare dei rischi (legati soprattutto a possibili incidenti o errori umani nelle varie fasi della lavorazione) ed il tutto comporterà anche un inevitabile impatto ambientale, poiché si dovranno smaltire tonnellate di rifiuti inutilmente prodotti. Il vero problema è che allo stato attuale non c’è alternativa se non quella che il sequestro ha cercato di evitare ovvero l’uso di questi ordigni in azioni di guerra o in rappresaglie contro la popolazione civile inerme. Come sempre vale il vecchio adagio “meglio prevenire che curare” per cui l’unica vera soluzione sarebbe stata quella di impedirne la produzione, e personalmente non posso che confermare la mia ferma posizione di rifiuto nei confronti di qualsiasi forma di violenza, in primis la guerra e di tutto ciò che ad essa è direttamente o indirettamente correlato, a partire dalla produzione e dal commercio delle armi.

Claudio Santi

 

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